sabato 27 dicembre 2008

I Confini di Foghorn - CAP. 3

La lettura diventava meno piacevole ogni volta che doveva affrontare i commenti del direttore della “Sezione di Socialità” (S.d.S.).
Dovette fare uno sforzo per restare calmo. Era stanco di quella situazione.
Il rapporto sottolineava (come se non fosse già noto), un concetto molto semplice: i Petrundez erano di fatto due popoli, da molti punti di vista. Di fatto non erano mai stati un solo popolo, se non sulla carta di qualche vecchio libro e trattato e nei proclami di qualche stupido sognatore. Testi e personaggi di tempi lontani e di un mondo che era cambiato al di là di ogni attuale ragionevole possibilità di comprensione.
Eppure al popolo si continuava a propinare la solita minestra condita con fumosi concetti di unità, uguaglianza e collaborazione.
"Ipocrisie. Nient’altro che ipocrisie!".
I Petrani erano relativamente privilegiati, e, cosa tipica della natura umana, amavano sentirsi vicini agli Undez ed assaporare meglio la fortuna di aver accesso a servizi migliori, cibi migliori, scuole migliori. Gli Undez pativano un certo ritardo nello sviluppo e nell’organizzazione sociale e, “maledetta natura umana!”, ne accusavano il governo unitario sostanzialmente in mano Petrana.
Il loro “dittatore” (Starritto non trovava un termine più adatto a descrivere Robert Palansky), non amava gli ordini.
Ed ora, addirittura, aveva proclamato l'indipendenza ed aveva abbracciato la causa della South Undezzia.
Si sentì amareggiato.
Nulla si sarebbe potuto fare per svelare i misteri del loro mondo se prima gli Undez non avessero cessato di creare problemi. Ai suoi occhi la situazione era irragionevole ed intollerabile per chiunque avesse a cuore il futuro di quel pezzo malandato di terra.
Ma diamine!
Ogni giorno si facevano passi indietro rispetto alla ricerca scientifica ed allo sviluppo tecnologico e spaventosi passi avanti verso il baratro di un’altra stramaledetta guerra!

La “Sezione di Controllo” (SdC), ed il suo direttore Eginardo Harmubi, col suo stupido nome imperiale e la sua insopportabile mania per le ricerche genealogiche, ci metteva del proprio. Ecco cosa aveva scritto nella sua fredda ed efficace nota conclusiva:
Appare evidente che le forze Fo.Or. (Undez) sono una struttura ben addestrata ed organizzata, quindi potenzialmente pericolosa per la sovranità del governo legittimo, disponendo di armamenti moderni e aggiornati che indicano una produzione locale di buon livello. Lo scontro non va evitato anzi la Fo.Or. va disarmata ed annientata al più presto prima che una vera guerra debba far temere un esito incerto.
Accidenti a questo guerrafondaio! Spocchioso e presuntuoso!
Ma come dargli torto senza rischiare un disastro!?

Starritto era stanco. Temeva il momento delle scelte obbligate.
Sapeva bene che dopo i cataclismi che avevano ridotto il mondo conosciuto al cerchio di nebbie e fenomeni incontrollabili, oggi noti come Foghorn, vi era stata già un’altra Grande Guerra tra Undez e Petra e proprio durante quella guerra erano andati persi documenti ed archivi del grande passato e il loro mondo era inesorabilmente scivolato nell’era oscura che durava ormai da cinque secoli… Forse per uscirne ci voleva un’altra Grande Guerra. Questa volta decisiva.
La sua mente andò subito al suo più fidato collaboratore.
...suo cugino...il Generale Gipo STARRITTO....

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